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Acque reflue: una risorsa nell’economia circolare

12/04/2021

I fanghi di depurazione possono rappresentare un valido contributo come “ammendante” o “correttivo” dei terreni agricoli.

Ogni anno la gestione delle reti fognarie comporta il trattamento di milioni di tonnellate di rifiuti. In Italia, i recenti rapporti istituzionali (pubblicati dall’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale – ISPRA) quantificano in circa 4 milioni di tonnellate i rifiuti provenienti ogni anno dalla gestione delle reti fognarie, la maggior parte dei quali attribuibili ai fanghi biologici prodotti dal processo di depurazione delle acque reflue.

Questi fanghi, a seconda della composizione chimica e della presenza di sostanze inquinanti, devono essere smaltiti in discarica, aggravando le già critiche condizioni del sistema di smaltimento. La possibilità di applicare trattamenti che ne permettano il riutilizzo si inserisce nell’ambito virtuoso dell’economia circolare, che mira a valorizzare e riciclare prodotti altrimenti considerati rifiuti.

I fanghi di depurazione possono rappresentare un valido contributo come “ammendante” o “correttivo” dei terreni agricoli, e possono contribuire alla nutrizione delle piante, grazie alla loro componente organica e al contenuto di adeguate quantità di azoto, fosforo, a cui possono aggiungersi potassio, calcio e zolfo.

SOL, in collaborazione con ALAN azienda specializzata nel trattamento per il riutilizzo dei fanghi e dei digestati di depurazione, ha sviluppato e brevettato un processo per la produzione di un correttivo agricolo chiamato “Carbonato di calcio di defecazione” prodotto a partire da fanghi biologici e da digestati.

La lavorazione per l’ottenimento di questo correttivo prevede inizialmente l’aggiunta di calce ai fanghi. il biomateriale così ottenuto viene poi addizionato di anidride carbonica per produrre il carbonato di calcio. L’innovazione apportata da SOL consiste nella modalità di immissione della CO2 nei fanghi. Viene infatti utilizzata anidride carbonica solida in forma di cristalli, realizzati tramite “innevatori” costituiti da speciali ugelli, che utilizzano CO2 allo stato liquido prelevata direttamente dai serbatoi di stoccaggio. L’impiego di anidride carbonica permette di evitare l’uso di acidi minerali, come ad esempio l’acido solforico, il cui uso genera composti solforati in elevata quantità. 

L’anidride carbonica porta invece numerosi vantaggi: la formazione di prodotti completamente compatibili con l’ambiente (come i carbonati), la riduzione dei costi di manutenzione e in particolare la diminuzione di cattivi odori nella fase di spargimento dell’ammendante sul suolo agricolo.

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